St. Art
Olio su lastra cm 100×100, 2024
EYE
Olio su lastra cm 40×40, 2024
Fish
Olio su lastra cm 30×20, 2024
St. Art
Olio su lastra cm 100×100, 2024
EYE
Olio su lastra cm 40×40, 2024
Fish
Olio su lastra cm 30×20, 2024
Sono state realizzate tre opere appositamente per l’esposizione di Ultrasky.
“St. Art” Il primo dipinto si presenta come un’impressione percettiva simile a una stella o un vortice dominato da diverse tonalità di blu, tra cui un blu egizio nascosto sotto la superficie pittorica. All’esame VIL, l’opera appare come un cielo stellato, poiché il pigmento egizio è stato applicato in modo puntiforme, accompagnando una pennellata senza segno, che crea una percezione in grado di trascendere la pittura visibile. La figurazione si trasfigura così in altro da sé, con la materia che subisce una metamorfosi, generando un’inaspettata esperienza visiva, pratica che l’artista sviluppa da anni. Questo “cielo stellato” diventa anche un omaggio al titolo della mostra “Ultrasky,” ponendo l’accento sul concetto di “Oltre l’oltre” o “Meta,” un ulteriore livello di percezione oltre il visibile.
“Eye,” la seconda opera esposta, propone un corto circuito percettivo tra astrazione aniconica e figurazione
a-soggettuale dell’occhio, concepito come omaggio a Raffaello Sanzio. Nel “Trionfo di Galatea” è stato infatti scoperto il blu egizio nella sclera dell’occhio, in linea con la tradizione della statuaria greca, grazie agli studi lincei. In questo dipinto, l’esame VIL rileva il blu egizio nella sclera e nella rappresentazione della luce diretta sull’iride, creando effetti sensoriali distintivi. Qui il blu egizio non si manifesta nella sua potenza cromatica visibile, ma agisce come un elemento nascosto, evocando la connessione con le grandi tradizioni artistiche del passato e, al contempo, la tensione verso nuove sperimentazioni e orizzonti inesplorati.
“Fish,” la terza opera, presenta tratti surrealisti e, al contempo, post-moderni, unendo vaghi sentori brutalisti e selvaggi in un intreccio di figurazioni e cromie. Il pesce verticale rappresenta, secondo l’artista, la cristianità, mentre richiama gestalticamente anche i copricapi pontificali.
La figura ascende simbolicamente verso il cielo. Dipinta su una base di blu egizio, l’opera presenta segni geroglifici sparsi che alludono a “Ultra” e “Origine” come elementi di un’unica matrice. Questi segni lasciano affiorare il senso di una ricerca poetica, che svela gradualmente un insieme di simboli e significati celati nella pittura.
Andrea Chidichimo (Torino, 1975) inizia la sua formazione artistica partendo dagli studi di pianoforte intorno alla metà degli anni ’80; dal 1994 si uniscono gli studi di disegno e pittura, con l’apprendimento e la sperimentazione di tecniche e pratiche del colore presso lo studio del pittore Walther Jervolino. La ricerca e la produzione artistica successive si concentrano principalmente sulla pittura a fuliggine e sulla pittura a olio, con l’attenzione verso l’utilizzo di nuovi materiali (pigmenti, leganti e supporti), studi di percezione, teorie e funzioni psichiche del colore.
La tecnica sviluppata in pittura si compenetra con le competenze musicali e filosofiche, creando un’ipotesi di una ‘cimatica del colore’, che metta in relazione frequenza cromatica e frequenza sonora (attrito-phoné) e giungendo alla meta-figurazione, al fine di andare oltre il visibile sia in senso scientifico che filosofico.
Importanti collaborazioni artistiche sono avvenute con Il Paul Sherrer Institute di Zurigo nell’ambito del progetto SwissFEL dove sono presenti opere in collezione permanente così come presso il MACTE (Museo d’Arte contemporanea di Termoli). Altre esposizioni si sono svolte presso Fondazioni e Musei come la Fondazione 107 di Torino; Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino (Inuit e i popoli del ghiaccio sezione NUNACARTE, cat. Skira); MAU (Museo di arte Urbana, Torino); Forte di Fenestrelle, Palazzo del Governatore; PAV (Parco d’Arte Vivente).
website:
www.andreachidichimo.com