Nucleo Blu, 2024
Intarsio cosmatesco, cm 16x88x30
Inganno, 2024
Intarsio cosmatesco, cm 57×57
Quincunx, 2024
Intarsio cosmatesco, cm 51×51
Nucleo Blu, 2024
Intarsio cosmatesco, cm 16x88x30
Inganno, 2024
Intarsio cosmatesco, cm 57×57
Quincunx, 2024
Intarsio cosmatesco, cm 51×51
“I miei lavori – afferma Franco Vitelli – sono influenzati dalle cromatiche geometrie cosmatesche medievali, in cui si esprime un equilibrio perfetto tra forme, colori e giochi geometrici. Nelle mie opere riprendo questi motivi cosmateschi, ma ne capovolgo il significato, riflettendo il mondo contemporaneo. Nell’età di mezzo si riutilizzavano materiali antichi; allo stesso modo, uso materiali di recupero come legno, rame, ferro, specchio, mescolandoli o sostituendo il marmo con colori più invernali, dal grigio al marrone. Le geometrie, tagliate o incomplete, offrono al riguardante libertà interpretativa, invitandolo a completare mentalmente le parti mancanti.”
Vitelli vede la geometria come una via per ricostruire le immagini, ma anche per dare forma alle fantasie. La sua poetica combina questi due aspetti, intrecciando materiali e simboli per creare superfici uniche, mappe di viaggi fantastici. Questa cura per il dettaglio e l’intreccio di elementi riflette l’esperienza di Vitelli come restauratore, capace di “ricostruire da un frammento un perduto intero.” Gli intarsi uniscono tradizione e innovazione, creando nuovi “reperti” ricchi di significati.
“Montando e smontando ogni opera – spiega Vitelli – creo forme distanti dagli originali ma che richiamano ritmi e proporzioni classiche.” In Nucleo Blu, tessere di marmo, specchio, paste vitree e blu egizio adornano una colonna frammentata, con un nucleo ottagonale di blu egizio che si diparte in una croce greca. Anche Inganno, intreccio di simboli dell’infinito con blu egizio, offre una visione ingannevole: con un visore, scompaiono i colori e appaiono solo linee geometriche. In Quincunx, ispirato dai cosmati, cinque dischi rappresentano ciclicità e infinito, con materiali come marmo, serpentino e blu egizio.
Ogni elemento rivela un significato simbolico, mentre le parti mancanti diventano tracce del passato, creando un senso di instabilità e irrealtà che riflette l’incompiutezza e l’inquietudine contemporanea.
Franco Vitelli nasce a Sezze il 31 Marzo 1956, consegue il diploma presso il liceo artistico di Latina e si laurea in scultura, con il massimo dei voti, all’Accademia delle Belle Arti di Frosinone. Nel 1992 fonda il suo opificio Sectilia, dove matura la sua arte del marmo, realizzando opere in opus sectile e commesso e specializzandosi nello stile cosmatesco. Negli anni ha partecipato a diverse opere di restauro, ne sono un esempio Palazzo Colonna a Roma, la Porziuncola di Assisi e la Cattedrale di Gaeta. Numerose anche le mostre realizzate negli anni, tra le più importanti nel
2012 festeggia a Sezze i 20 anni di Sectilia e organizza un evento presentato da Dario Del Bufalo, presidente dell’Università dei Marmorari di Roma, di cui Franco fa parte, e da Vittorio Sgarbi, che lo ha definito “l’ultimo e il più giovane dei Cosmati”. Nello stesso anno partecipa a Spoleto Arte, ideata da Salvo Nugnes e a cura di Vittorio Sgarbi. L’ultima mostra, dal nome Spolia, è stata inaugurata nell’agosto del 2022, presentata da Vittorio Sgarbi, rappresenta la commistione tra antico e moderno di quella che è l’arte di Vitelli.
L’attività dell’artista è stata oggetto centrale di due tesi di Laurea, la prima di Gaetano Zomparelli, laureatosi all’Accademia delle Belle arti in pittura, la seconda di Ester Marchionne, dal titolo “L’ultimo dei marmorari” Magister Vitellius Setinus e la fortuna dei cosmati, laureatasi in storia dell’arte presso la Sapienza di Roma.